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Alcuni elementi di riflessione

La problematica complessiva non può essere risolta in maniera singola, di certo però, coloro i quali affrontano la gestione del rifiuto infetto con idonee tecnologie e impianti, procedure e conoscenza possono pensare di apportare un contributo molto importante ed essere localmente più sicuri di chi non adotta tali azioni correttive.

Gli sterilizzatori annullato totalmente il problema infettivo.

Dall’Oms la lista delle principali malattie emergenti che possono causare grandi epidemie

Quali sono i microrganismi che potrebbero causare epidemie nel prossimo futuro (per le quali esistono poche misure di controllo)? A questa domanda ha lavorato, nel 2015, un team composto da scienziati ed esperti di sanità pubblica. La lista delle malattie identificate comprende: febbre Congo-Crimea, Ebola, febbre emorragica di Marburg, febbre di Lassa, Mers, Sars, infezione da virus Nipah e Febbre della Rift Valley. Sono state identificate come “gravi” altre tre infezioni (Chikungunya, Severe fever with thrombocytopenia syndrome e Zika virus). Non sono state incluse nella lista quelle malattie che pur avendo un elevato potenziale epidemico sono già al centro di programmi di controllo e ricerca specifici (come Hiv/Aids, tubercolosi, malaria, influenza aviaria e febbre dengue).

Pensiamo che distribuire con sistemi come 3M UNIT materiale di disinfezione e distruggere il materiale biologico-infettivo sul posto, possa contribuire ad abbattere gli indici che si registrano oggi.

L’enorme problema dello smaltimento delle siringhe

Se prendiamo in esame le sole siringhe, il loro riutilizzo causa 21 milioni di infezioni gravi (dati piuttosto conservativi). Gli sterilizzatori STER gestiscono sterilizzando e frantumando siringhe e l’insieme di prodotti collaterali che contengono agenti patogeni, che normalmente mantengono attivo il rischio biologico.

 

Due importanti concause

La prima il clima. L’innalzamento della temperatura favorisce enormemente la crescita batterica.

La seconda, le microplastiche. In che modo il rilascio di MP nell’ambiente contribuisce alla diffusione dell’antibiotico-resistenza? Il continuo rilascio di MP degradabili nell’ambiente contribuisce all’inquinamento permanente degli ecosistemi e al loro accumulo lungo la catena alimentare, con effetti negativi sulla salute umana sia diretti che indiretti. L’uomo esposto per via alimentare alle MP può, infatti, subirne un’azione fisica, collegata alla dimensione dei frammenti di plastica, chimica per l’eventuale rilascio di monomeri, additivi e agenti chimici, anche a causa del deterioramento dei frammenti plastici e infine un’azione biologica, a causa della colonizzazione delle MP da parte di microrganismi patogeni.

Proiezioni

The Lancet, la rivista inglese di salute mondiale, dichiara che nel 2019 i decessi a causa di batteri resistenti siano stati 1,27 milioni. Ma a questo numero vanno aggiunti altri 4,95 di bambini che muoiono per cause infettive generalizzate.

In realtà le cose stanno derivando in maniera ben più preoccupante: le stime precedenti fanno infatti proiezioni di 10 milioni di decessi annuali per AMR (resistenza antimicrobica) entro il 2050; ora sappiamo con certezza che “siamo già più vicini a questa cifra di quanto non si pensasse”, dice Chris Murray, coautore dello studio e professore all’Università di Washington.

La portata di questo problema è enorme perché malattie come l'HIV (680.000 decessi/anno) e la malaria (627.000 decessi) risultano essere meno pericolose. Oltretutto The Lancet dichiara come tali dati possano essere decisamente sottostimati.

 

Attuale modalità di gestione per il trattamento del rifiuto infetto

L’OMS raccomanda l’incenerimento per limitare il rischio biologico, perché se non ci sono altri sistemi è l’unica strada percorribile. Però è ormai ben noto che le plastiche contenute nei rifiuti danno origine a diossine e furani con gravi problemi per la salute umana. Con la nostra tecnologia cerchiamo quindi di non spostare il problema ma di azzerarlo completamente.

 

Ecco appunto dove il rifiuto andrebbe gestito, frantumato e sterilizzato: alla fonte, senza che questo sia ammesso a procedure di trasporto, col solo rischio di una certa e maggiore diffusione batterico-virale.

Sterilizzare correttamente i rifiuti a rischio infettivo contribuisce a limitare il rischio biologico, contribuisce a salvare vite umane, tenendo conto delle conseguenze ambientali, non generando emissioni. È assolutamente importante sterilizzare i rifiuti a rischio infettivo nel più breve tempo e più vicino possibile al luogo di produzione.

 

Il mercato è ormai maturo ed orientato ai vantaggi di questo approccio in alternativa agli inceneritori industriali, o peggio il seppellimento del rifiuto. È stato stabilito che l’uso di sterilizzatori per rifiuti speciali di piccole/medie dimensioni sia ad oggi conveniente per i suoi costi operativi molto bassi, soprattutto se gli sterilizzatori sono datati di tecnologie affidabili, consolidate e intelligenti.

 

In considerazione del fatto che, il numero dei patogeni è molto elevato, mentre le risorse per la ricerca e lo sviluppo sulle malattie sono limitate; oggi Neutel è in grado di offrire un ciclo di controllo a gestione chiusa e finita, con le seguenti azioni di forte rilievo:

  • Adottare procedure di contenimento della diffusione virale-batterica;

  • Dotarsi di tecnologie di raccolta precisa del rifiuto e successiva sterilizzazione;

  • Poter dimostrare in modalità certa l’avvenuta applicazione delle due precedenti voci, attraverso archivi digitali, o sistemi certificanti.

 

Neutel è in grado di offrire tali prestazioni grazie alla tecnologia di Paolo Cavalieri che negli ultimi trent’anni ha realizzato sistemi dall’elevato grado reputazionale e col massimo indice d’efficienza.

 

Indicazioni sanitarie generali di carattere internazionale

Il panorama normativo internazionale è ancora piuttosto carente e disomogeneo sul trattamento dei rifiuti infettivi. In Italia col D.P.R. 254/2003 si registrano le disposizioni più chiare, severe e restrittive in materia, che a seguito indichiamo. Questo è il motivo per il quale la nostra tecnologia oggi è più performante di altre, e registra lo smaltimento dei ¾ delle 60.000 Ton/anno nel nostro Paese.

I rifiuti disciplinati nel D.P.R. 254/2003 sono:

  • I rifiuti sanitari non pericolosi;

  • I rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani;

  • I rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo;

  • I rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo;

  • I rifiuti sanitari che richiedono particolari modalità di smaltimento;

  • I rifiuti da esumazioni e da estumulazioni, nonché i rifiuti derivanti da altre attività cimiteriali, esclusi i rifiuti vegetali provenienti da aree cimiteriali;

  • I rifiuti speciali, prodotti al di fuori delle strutture sanitarie, che come rischio risultano analoghi ai rifiuti pericolosi a rischio infettivo, con l'esclusione degli assorbenti igienici.

 

A livello comunitario, se la nostra norma tecnica UNI10384 – Impianti e processi di sterilizzazione dei rifiuti ospedalieri – fosse trasformata in UNI-EN potremmo avere un ottimo riferimento tecnico, ma purtroppo non abbiamo ancora tale uniformità e ciascun Paese fa a sé.

A livello mondiale abbiamo invece le disposizioni generiche dell’OMS che indica, nel dubbio, di bruciare il rifiuto, ma con tutte le conseguenze che questo comporta a livello di inquinamento atmosferico con diossine, furani e PCB (policlorobifenili).

 

Quindi, la frantumazione con contestuale sterilizzazione, pur non essendo sostenuta a livello globale, né da norme tecniche, né da leggi, rappresenta oggi la più avanzata disposizione in termini di trattamento del rifiuto solido ospedaliero/aeroportuale.

 

 

Perché sterilizzare

La sterilizzazione dei rifiuti a rischio biologico è ora una valida alternativa all'inceneritore per una serie di ragioni vantaggiose riassunte, come segue:

  • Trattamento vicino al luogo di produzione, con conseguente riduzione del rischio biologico, riduzione del trasporto su strada e dei rischi di contaminazione ambientale;

  • Trattamento immediato e sicuro: l'aumento delle infezioni dovuto allo spostamento delle persone e l'aumento dei portatori strettamente collegati alla diffusione di agenti patogeni determinano la conseguente necessità di rendere i rifiuti innocui il prima possibile;

  • Costo sostenibile del trattamento;

  • Investimento notevolmente basso se confrontato con altre soluzioni, con il rischio e le conseguenze;

  • Brevi tempi di consegna rispetto ad altre soluzioni;

  • Riduzione almeno del 15% del volume del rifiuto.

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